2004 - IPB-ITALIA - Associazione per la pace, il disarmo, la soluzione nonviolenta dei conflitti

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Archivio del 2004

Un successo la marcia per la pace di Nairobi

20 settembre 2004 Pubblicato da roberto

Anche a Nairobi hanno sventolato le bandiere arcobaleno. Presente una delegazione italiana e, per PeaceLink, Enrico Marcandalli.

Alessandro Marescotti
18 settembre 2004

18.9.2004. Con un messaggio Sms da Nairobi apprendiamo in questo momento da Enrico Marcandalli che la marcia della Pace lì programmata per oggi è andata benissimo.

“C’erano un migliaio di persone ed era presente il vicepresidente del Kenya!”, ha scritto Enrico. Sono disponibili sul sito di PeaceLink le foto della manifestazione:
cliccare su http://italy.peacelink.org/gallerie/41

“Vogliamo inaugurare un evento che divenga una tradizione”, ha dichiarato padre Kizito, un missionario comboniano che a Nairobi ha fortemente sostenuto la costituzione dell’Africa Peace Point e questa marcia.

Ieri (17.9.04) intanto è arrivata a Roma la Carovana della pace promossa dai missionari comboniani e ad accogliarla c’era il sindaco Walter Veltroni (cfr. http://www.angelipress.net/article.php?sid=8029).

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it

Nota: L’articolo originale è presente nel sito di Peacelink all’indirizzo http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_6988.html.

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FOCUS GROUP - COMUNICATI STAMPA

17 settembre 2004 Pubblicato da roberto

Ad uso delle agenzie e delle testate giornalistiche, ecco alcuni comunicati stampa riguardanti le iniziative di Firenze, del “Focus Group” e del Sean MacBride Peace Prize.

N.B. Nei prossimi giorni saranno diramati direttamente alle sedi giornalistiche. Vengono comunque depositati ugualmente qui per maggiore diffusione dell’evento.

Comunicato stampa per il 26 settembre 2004 (MacBride Peace Prize)

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Iraq, rapite ragazze di un’organizzazione umanitaria

7 settembre 2004 Pubblicato da roberto

E’ con tristezza che ricevo la notizia del rapimento di Simonetta Pari e Simonetta Torretta, dell’associazione umanitaria “Un ponte per…”, attiva in Iraq fin dall’inizio dell’embargo USA e seguita da tempo dal sito di PeaceLink.

Anche in questa vicenda mi sorgono interrogativi, come già ebbi a pensare dopo il rapimento e l’uccisione di Enzo Baldoni. Possibile che ciò sia accaduto proprio a persone di cuore, dall’azione energica e appassionata per i deboli e gli indifesi dalle guerre e dall’ingiustizia del potere mondiale…? Non è che anche questo (come lo fu probabilmente nel caso di Ilaria Alpi) sia un metodo per “zittire” voci e presenze forse scomode, in scenari che vorrebbero non aver testimoni?

E’ anche per questo che la nostra azione, a tutti i livelli, per un mondo più umano e più giusto, deve continuare.

Facciamoci coraggio, donne e uomini dal cuore aperto, dal pensiero cosciente e dall’ideale di pace ancora acceso nelle nostre azioni… C’è sempre bisogno di noi, è ancora lontano il giorno in cui potremmo dirci disoccupati…

Qui trovate un articolo a firma Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink e membro del comitato scientifico di IPB-Italia.

Roberto Del Bianco

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“Nonviolenza” o “Non violenza”?

28 agosto 2004 Pubblicato da roberto

Sembra un particolare banale, ma per i tanti amici che scrivono, discutono e traducono di tematiche pacifiste, può essere essenziale comprenderne la differenza per chiarire idee e posizioni.

Perché, se leggete il commento di Carlo Gubitosa qui sotto, scoprirete che…

“Nonviolento” o “Non violento”?
Io direi che sarebbe meglio utilizzare l’aggettivo “nonviolenta” per tutte le iniziative che rientrano nel quadro della nonviolenza gandhiana, quindi anche se una organizzazione promuove una marcia semplicemente “non violenta”, noi la descriveremo come “nonviolenta” perche’ l’italiano ha questo neologismo in piu’ che ci permette di dire due cose al tempo stesso:

1) La marcia avverra’ senza atti di violenza
2) La marcia e’ una azione di lotta per la giustizia

Se invece ci sono iniziative che non rientrano nel quadro della nonviolenza gandhiana, ad esempio se l’area antagonista promuove una azione di disobbedienza civile per violare la zona rossa (ogni riferimento e’ puramente casuale) descriveremo questa azione come “non violenta” perche’:

1) Non prevede il compimento di atti violenti
2) Ma al tempo stesso non esclude di poter praticare l’autodifesa in caso di carica da parte delle forze di polizia.

La scelta al punto 2) che puo’ essere piu’ o meno condivisa dalla prospettiva del buon senso, tuttavia non coincide con la pratica della nonviolenza gandhiana, che prevede di rendere piu’ evidente una ingiustizia rispondendo con la resistenza passiva alla violenza dell’avversario, che in questo modo non puo’ giustificare le sue azioni con una nostra reazione violenta. E’ una sorta di ju-jitsu morale, se tu mi aggredisci con violenza, ti aspetti da me una reazione violenta che equilibri e sbilanci la tua azione, io invece ti sbilancio e ti spiazzo accogliendo la tua violenza e ribaltandola contro di te perche’ avro’ dimostrato il tuo intento di aggredire senza lasciarti spiragli per legittimare o giustificare le tue azioni.

Quindi ritornando al nostro problema non ci sono regole fisse di traduzione, sta al discernimento del singolo traduttore capire se l’oggetto dell’articolo da tradurre e’ una iniziativa semplicemente “non violenta” oppure una azione diretta “nonviolenta”.

Come dicevo, l’italiano, che e’ la lingua di Aldo Capitini, ci ha dato uno strumento in piu’ che in altre lingue non esiste. Questo strumento e’ la parola “nonviolenza”, con tutti i suoi derivati.

Sta a noi utilizzarlo con oculatezza, ovunque e’ possibile per diffondere la cultura della nonviolenza anche attraverso questa parola nuova, ma mai gratuitamente, perche’ si corre il rischio di fare confusione e di dare una patente di nonviolenza anche a iniziative che si caratterizzano solamente per una assenza di violenza fisica ma che vengono pregiudicate da altri atti di violenza (chiusura dei canali di comunicazione con un interlocutore che diventa un nemico, mancanza di rispetto dell’avversario, violenza verbale e altre cose).

Carlo Gubitosa - PeaceLink

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Presenza di IPPNW al Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace

24 agosto 2004 Pubblicato da roberto

Riceviamo dalla sezione italiana di IPPNW (International Physicians for the Prevention of Nuclear War) questo contributo, ricordando la partecipazione dell’organizzazione al Summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace, tenuto a Roma a fine novembre 2003.

Di interesse i link ai documenti prodotti da IPPNW.


summit-2004-dei-premi-nobel-per-la-pace-con-a-dx-il-medico-italiano-michele-di-paolantonio-ippnw.jpgDal 28 al 30 novembre 2003 si è svolto a Roma, al Campidoglio, il Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace, organizzato dal Comune di Roma e dalla Fondazione Gorbaciov, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica ed il Patrocinio della Presidenza della Camera dei Deputati e della Presidenza del Senato della Repubblica. Si sono tenute Sessioni su “Etica e Politica”, “Nuove Etiche Economiche e Sviluppo Sostenibile”, “Mercato Globale e Nuove Etiche Economiche”, “Nuove Etiche anche per la Scienza”.

In quest’ultima Sessione il dott. Michele Di Paolantonio, dell’IPPNW, Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, già membro della delegazione medica mondiale che ricevette il Premio Nobel per la Pace ad Oslo il 10 dicembre 1985, ha presentato il Rapporto dell’IPPNW, “Danno Collaterale Continuo: gli effetti della Guerra in Iraq sulla Salute e sull’Ambiente”, che ha quantificato in circa 50.000 i morti (militari e circa 9.000 civili per “danno collaterale”) dall’inizio della guerra del 2003 al 20 ottobre 2003.

Il Rapporto in italiano è pubblicato sul sito italiano dell’Internazionale Medici: www.geocities.com/ippnwitalia ed in inglese sul sito mondiale: www.ippnw.org.

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