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Verso il rientro, e con risultati positivi, la delegazione dei sindaci nel Kurdistan

23 marzo 2006 Pubblicato da roberto

E finalmente sembra che sia arrivato il momento di partire!
Mai dare date precise, tutto e’ in forse come tante cose quaggiu’, bisogna un po’ vivere alla giornata in un Paese che, pur con la regione curda in assoluta autonomia e quindi slegata dalle vicende della guerra e dell’occupazione statunitense, subisce tuttavia gli echi e i timori di quanto accade poco piu’ a sud. E questo e’ quanto e’ successo: l’aereo che gia’ il 21 avrebbe dovuto riconsegnarci all’Europa, all’aeroporto di Erbil non e’ neanche mai atterrato: spazi chiusi, ufficialmente per il capodanno curdo, in verita’ per il timore di attentati nella coincidenza delle due date - il Newroz, appunto, con le ipotesi di azioni da parte dei gruppi sciiti in verita’ assai in minoranza qua, e l’anniversario dell’arrivo degli Yankee in Iraq; oltre alle incognite della situazione internazionale dovute all’inasprirsi della crisi sul nucleare in Iran.
Poi l’attentato c’e’ stato, non nel Kurdistan pero’ e non su un volo; ma ugualmente ha acceso anche qua qualche timore.

Quale il risultato della mission? Sotto tutti gli aspetti direi positivo.
Eravamo partiti come delegazione di sindaci, quello di Marzabotto in testa visto il gia’ esistente gemellaggio tra la citta’ e Halabija il cui frutto e’ da qualche anno stato concretizzato dalla costruzione di una scuola, e assieme all’IPB-Italia, l’ufficio italiano dell’International Peace Bureau che ha promosso nel nostro Paese la Campagna Mayors for Peace, ha svolto importanti momenti di contatto ad alto livello: con sindaci delle citta’, con ministri del governo autonomo, con la moglie del Presidente iracheno Talabani con la quale si sono definiti degli accordi per l’aiuto umanitario e di possibile cura delle vittime “di seconda generazione” della strage di Halabija: quelle che hanno subito i tremendi effetti genetici delle sostanze chimiche che nel 1988 hanno investito i propri genitori.
Luciano Scambiato del gruppo “Students” di IPB-Italia ha svolto proficui momenti di contatto con studenti di Halabija e dell’universita’ di Suleymanya.
Nel palazzo del Parlamento curdo si e’ arrivati alla firma di una dichiarazione congiunta di impegno sulla messa al bando delle armi chimiche in tutto il mondo, documento che verra’ presentato al Presidente della Repubblica Ciampi, alle Nazioni Unite e ad altri.
In piu’ il contatto con la gente, e qui soprattutto due persone tra noi hanno avuto il merito di avere diffuso, con la propria grande umanita’, la consapevolezza che neanche le incomprensioni nella lingua sono un ostacolo nell’accettazione spontanea delle persone: Fulgida Barattoni la presidente dell’IPB-Italia, con la sua spontaneita’ verso i bambini a cui ha gonfiato innumerevoli palloncini e offerto sorrisi e abbracci, e Andrea Misuri delegato del rappresentante del sindaco di Firenze Domenici, che si puo’ ben dire abbia importato nel Kurdistan la tipica gestualita’ e comicita’ toscana. Ma con il contorno di tutti i membri della squadra, ciascuno di noi aveva compiti che sono stati svolti con entusiasmo e grande professionalita’.

Adesso il rientro. Se tutto va bene saremo a Francoforte alle 18 ora dell’Europa centrale. Poi un volo per l’Italia, probabilmente domani la mission tocchera’ di nuovo il suolo italiano.
Nel sito associativo www.ipb-italia.org saranno a breve pubblicati i vari comunicati stampa che via via erano stati diramati nel corso delle giornate. Ma il lavoro proseguira’, la mission e’ stata soltanto l’inizio, un momento di acquisizione della realta’ di un popolo con cui abbiamo voluto condividere momenti di impegno e di intensa commozione, e momenti di gioia spontanea. Una mission diplomatica pero’ fatta di persone, che ha voluto incontrare altre persone.

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Dal Kurdistan, dalla mission dei Sindaci per la pace

17 marzo 2006 Pubblicato da roberto

Un diario di viaggio con le impressioni e una breve cronaca di quanto stiamo vivendo qua. In diretta da Suleymanya, Kurdistan iracheno.

Dovunque si trovi memoria degli orrori di una guerra, di uno sterminio, quel luogo dovrebbe essere mostrato al mondo, e i suoi significati diffusi con tutti i mezzi. Anche se l’uomo mai ha imparato a fare tesoro del suo passato, chissà che la conoscenza ripetuta dei fatti non porti prima o poi maturità nel suo vivere!
E’ il pensiero ricorrente in questi giorni intensi di viaggio, quasi da ambasciatori per incontri diplomatici e non, al seguito dei “Mayors for peace”, i sindaci per la pace, piccolo gruppo di rappresentanti italiani dei cittadini in visita nel Kurdistan iracheno.
Halabija cittadina meta della missione, su invito del proprio sindaco per le celebrazioni dell’anniversario della strage - 5000 curdi uccisi dai gas chimici nel 1988, si era al termine della guerra Iran-Iraq, primo esperimento di sterminio con armi non convenzionali operato da Saddam contro la comunità che vive sull’altopiano.

Martedì 14 di primo mattino, in arrivo nel Kurdistan. Partiti la sera del 13, Forlì-Francoforte e poi Francoforte-Erbil in un volo di linea settimanale e affollato.
Erbil al centro della regione, città cantiere dalle mille sorprese, che mostra a scacchiera via via che procediamo segni di ricercata bellezza architettonica o di edilizia cittadina, inframmezzati a case diroccate o in costruzione; e ad esempio colpisce a un certo punto l’immagine improvvisa di una graziosa e complessa fontana dai mille zampilli d’acqua, attorniata però da campi incolti e da lotti di terreno divelto.
Sarà invece Suleymanya la nostra base. Città moderna ma anch’essa a chiazze di cantieri oltre come sempre a sobborghi caratteristici. Da Erbil a mezza giornata di viaggio, tra strade statali di cui non ti puoi fidare (ed essenziale è l’esperienza del guidatore per schivar buche e prevedere improvvisi dossi) e poi arrancando per una carrareccia tortuosa e lunga che percorre a saliscendi l’altopiano. L’altezza media è sugli 800 metri e proprio per questo non c’è il caldo che ti opprime. Il terreno è brullo però, e solo verso il confine montagnoso con l’Iran oltre all’erba più fitta si scorgono finalmente coltivazioni e alberi da frutto.
Il giorno 15 arriviamo nella cittadina. Festosissima accoglienza nelle scuole dove i bambini ricordano con noi la ricorrenza, con manifestazioni sceniche e cori, e dove più che il discorso valgono lo sguardo e i sorrisi. Visitiamo le classi e distribuiamo tra tutti i bambini gli oggetti di uso scolastico che abbiamo portato per loro.
Halabija qui è città simbolo delle atrocità commesse da Saddam e immagine di ciò che le armi chimiche possono produrre, in termini di sofferenza umana e di distruzione. Nel mausoleo eretto alla memoria, il percorso del visitatore si snoda per diverse prospettive: da uno scenario dell’evento ricostruito in grandezza naturale, alle tante immagini dei costumi sociali e della resistenza curda fino ad arrivare alla documentazione visiva della strage: i cadaveri in pose familiari, bambini abbracciati alla mamma, esseri che sembrano dormire, infine gli oggetti che i morti portavano con sé - quasi un monito da parte delle cose rimaste, a ricordare chi invece venne ucciso all’improvviso.
L’emozione è grande, le immagini che vedo sono gli stessi documenti su cui per mesi si e’ lavorato - assieme ai testi delle convenzioni internazionali in tema di divieto nell’uso delle armi non convenzionali - per la produzione di un cortometraggio video a testimonianza dell’evento e destinato alle scuole di grado superiore, e di cui copia è stata offerta al sindaco della cittadina e al ministro dell’Università della regione.
Ci si rende conto di non essere qui per caso: nei tanti avvenimenti del mondo, la propria presenza è importante per testimoniare - se non ti fai vedere non esisti, è un punto fermo della società multimediale. In questo caso l’esistenza di un popolo pacifico e differente dagli stereotipi che danno dell’Iraq - e del Medio Oriente in generale - un’immagine monolitica di pericolosa “diversità”, e il concetto molto semplice che la gente, qualsiasi lingua parli e a qualsiasi Dio si affidi, desidera sempre soprattutto una cosa: la vita in pace e la sicurezza per il futuro dei propri figli.
Altro monumento alla memoria ci attende, di nuovo a Suleymanya. Entriamo nel carcere che vide torturare e uccidere gli oppositori politici di Saddam della regione. 182 mila morti o scomparsi che sono ricordati attraverso il passaggio di ingresso, un tunnel tortuoso con incastonati alle pareti, appunto, 182 mila pezzetti di specchio, che riflettono in modo drammatico la luce di cinquemila piccole lampadine sul soffitto, simboleggianti il numero dei villaggi distrutti.
Al termine del percorso si entra nel vivo del ricordo. Alle pareti di tante stanze sono appese fotografie spesso atroci, di persone uccise, cadaveri insanguinati, persone in fuga. In una stanza è appeso per le mani un manichino raffigurante un uomo che viene torturato con la corrente elettrica, i fili attaccati con pinzette in vari punti della pelle.
Si passa per le celle dei prigionieri; sul pavimento gli stracci usati per coperte, alle pareti spesso i segni della sofferenza. Medito paragonando ciò che vedo con le immagini famose dei campi di sterminio nazisti, una differenza sta nella scarsa conoscenza attuale delle stragi della popolazione curda (ed e’ anche per questo che siamo qua), un’altra sta nel breve tempo trascorso da quando il popolo curdo ha ritrovato pace: questo significa che chi visita il luogo ha ben viva la presenza della sua storia recente, e nel viso dei visitatori l’emozione è profonda.
La visita ha seguito quella, in questo caso più in positivo, a due centri di riabilitazione per chi ha perso gli arti spesso a causa delle mine; si tratta di persone a cui non vengono solo ricostruite le gambe ma anche la forza di reagire e l’apprendimento di un’occupazione. Rimane lo sgomento per ciò che le mine - armi ormai proibite ma ancora disseminate qua e là tra le zone teatro di tante guerre - continua a provocare; e nessuna descrizione o trattato sulla pace potrà dare più forza persuasiva del vedere con i propri occhi lo sforzo e la soddisfazione drammatica di un uomo che riesce di nuovo a camminare, gli arti inferiori entrambi sostituiti da protesi artificiali.

Nei teatri di guerra nel mondo si continua a uccidere sperimentando anche armi sempre più efficaci. Nel cuore e nelle menti di tanti di noi si continua a lottare, lavorando per un mondo senza guerre.
Siamo in tanti? Ancora in pochi? In ogni caso continueremo a remare. Dall’Iraq, nella piccola isola di precaria pace che è tuttora il Kurdistan, un grosso abbraccio e una spinta a uno slancio sempre maggiore per avvicinare alla realtà il nostro ideale.

Nota:
Le celebrazioni del 16 e 17 marzo sono state sospese a seguito di disordini dovuti a numerosi manifestanti che hanno occupato il mausoleo di Halabija. Negli scontri con le forze di polizia si contano un morto e alcuni feriti. La delegazione dei sindaci italiani è stata avvertita e ha dovuto modificare il proprio itinerario e il programma. La giornata del 16 è stata quindi utilizzata per incontri con alcuni esponenti della politica curda e con la popolazione di alcuni villaggi.

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IPB – Italia sarà ad Halabija per le commemorazioni dell’eccidio kurdo del 1988

10 marzo 2006 Pubblicato da roberto

Una delegazione dell’ufficio italiano dell’International Peace Bureau sarà nelle province del Kurdistan Iracheno il 16 e 17 marzo per ricordare la terribile strage compiuta con armi chimiche dal regime di Saddam Hussein sulla popolazione civile.

Il 16 e 17 marzo ogni anno si tiene a Halabija, cittadina del Kurdistan iracheno al confine con l’Iran, una cerimonia di commemorazione delle vittime della strage operata nel 1988 da Saddam Hussein, dove morirono 5000 persone per effetto delle bombe chimiche.

IPB-Italia ha risposto con entusiasmo all’invito rivolto dal Sindaco di Halabija, Jamil A. Mhamad, e alcuni membri dell’Associazione saranno presenti assieme ad alcuni Sindaci italiani aderenti alla Campagna “Mayors for Peace” per presenziare alla cerimonia e per diverse altre iniziative culturali ed umanitarie.
Il nostro viaggio sarà ricco di impegni: presenteremo i nostri video cortometraggi prodotti in occasione della nostra “Mostra fotografica itinerante” e doppiati in lingua Kurda; visiteremo delle scuole dove i bambini leggeranno le nostre “Favole per la pace” anch’esse tradotte nella loro lingua; incontreremo varie realtà istituzionali e amministrative; saremo all’ascolto di quanto ci racconteranno le famiglie delle vittime di quella strage. Porteremo segni di solidarietà e di vicinanza ad un popolo che è “minoranza” seppure numerosa nelle Nazioni cui la propria terra è stata frammentata.

Ritorneremo arricchiti della certezza di essere umani tutti, con simili sogni e simili aspettative. Con desideri di vita nella pace, per noi stessi e per le generazioni che ci seguiranno.

Documenti e comunicati stampa:

Videoclip correlati (link creati a posteriori):

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I piccoli doni di IPB – Italia ai bambini di Halabija

10 marzo 2006 Pubblicato da roberto

Il 16 e 17 marzo 2006 Una delegazione dell’Ufficio Italiano dell’International Peace Bureau sarà ad Halabija, nel Kurdistan Iracheno, per ricordare la terribile strage compiuta con armi chimiche dal regime di Saddam Hussein contro la popolazione civile del luogo.

La Presidente Fulgida Barattoni, con il figlio Gianandrea e accompagnata dal Segretario Generale di IPB-Italia Roberto Del Bianco, da Susanna Agostini in rappresentanza di Leonardo Domenici Sindaco di Firenze e Vice-Presidente della campagna mondiale Mayors for Peace, da Edoardo Masetti, Sindaco di Marzabotto (città gemellata con Halabija), da Luciano Scambiato, addetto alle Relazioni Internazionali del Comune di Mazzarino, da Renzo Coceancig, in rappresentanza del Sindaco di Cormons, da Rosanna Marcato, responsabile dell’Ufficio Rifugiati, e Filippo Saccarolla del Comune di Venezia, da Nadim Rashid, Presidente e Gulala Salih della Comunita’ Kurda in Italia e dai giornalisti Lara Alpi (settimanale “sabato sera” Imola) e Flaviano Masella (RAI News 24) si recherà ad Halabija il giorno 16 e 17 marzo 2006 per partecipare alle commemorazioni del bombardamento chimico del 1988 durante il quale perirono oltre 5000 civili inermi.

Nel corso della cerimonia verranno presentati due cortometraggi realizzati da IPB–Italia: Armi di distruzione di massa - Kurdistan 1988, che ricorda la “notte curda dell’inferno chimico” e Piccoli sogni di carta contro la guerra liberamente tratto dalla storia di Sadako Sasaki, giovanissima vittima dell’olocausto nucleare di Hiroshima, video attualmente partecipante al Festival di Istanbul.

Dallo script del cortometraggio Armi di distruzione di massa - Kurdistan 1988 :
“(…) Il 16 marzo 1988 bombardieri iracheni solcano il cielo di Halabija, città di 70.000 abitanti della provincia di Suleymania nel Kurdistan iracheno, a pochi chilometri dalla frontiera iraniana. Il giorno precedente, la città era caduta nelle mani dei partigiani dell’Unione Patriottica del Kurdistan (Upk) di Jalal Talabani. Abituata alle alterne offensive e controffensive nel conflitto Iraq-Iran che devastavano la regione dal settembre del 1980 la popolazione, sulle prime, crede che si tratti di una operazione di rappresaglia. Chi fa in tempo si mette al riparo in rifugi di fortuna. Gli altri sono sorpresi da bombe chimiche che, a ondate successive, Mirage e Mig iracheni gli rovesciano addosso. Un odore nauseante di mele imputridite riempie Halabija. Solo al calar della notte le incursioni aeree cessano e comincia a piovere. Poiché le truppe irachene hanno distrutto la centrale elettrica, gli abitanti partono alla ricerca dei loro morti nel fango, alla luce delle torce. L’indomani, si trovano di fronte a uno spettacolo spaventoso: strade lastricate di cadaveri, persone sorprese dalla morte chimica nei loro gesti più quotidiani: bambini tenuti per mano dal padre, neonati ancora attaccati al seno materno. In poche ore si sono avuti 5.000 morti di cui 3.200 furono tumulati in una fossa comune perché nessuno aveva potuto reclamarli, parenti, familiari, amici: erano tutti morti (…).”

Saranno inoltre lette dagli alunni delle scuole locali 10 favole, tradotte anch’esse in lingua kurda, tra quelle selezionate al premio internazionale Una Favola per la Pace, manifestazione letteraria organizzata con successo da IPB–Italia.

IPB–Italia porterà inoltre ai piccoli Iracheni di Halabija zainetti, penne, matite colorate, gomme e temperini e altri piccoli segni di affetto della Provincia di Gorizia e dei Comuni di Meldola, Mazzarino, Marzabotto, Soini e Cormons.

Fulgida e i suoi, in rappresentanza della Società Civile Italiana saranno in Iraq non solo per parlare astrattamente di pace ma per porre in essere una azione di Pace diretta e concreta con la gente e fra la gente, nelle scuole e nelle piazze, perché la pace è della gente, perché la Società Civile ovunque nel mondo e’ composta di donne, bambini, mariti, nonni e tutti vogliono una medesima cosa: “vedere crescere i propri figli” potere offrire alle generazioni un futuro senza la paura. E questa presenza accompagnata da una piccola offerta di simpatia e di affetto vuole accendere luci di speranza in bambini che vedono il loro paese ancora oggi sotto la minaccia costante della guerra.

Nota: Scarica il comunicato stampa

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Favole per la pace in Kurdistan, “lucine di speranza” sugli orrori del mondo

6 gennaio 2006 Pubblicato da roberto

E’ emozionante la notizia che l’associazione Kurda in Italia ha scelto 10 “Favole per la pace” tratte dalle precedenti edizioni del Premio, per essere tradotte in lingua kurda e divenire parte di una manifestazione che si terrà a Halabja nel marzo prossimo…

Dalla nostra Presidente trovate qui sotto il testo di una lettera indirizzata a chi è stato autore delle numerose favole premiate e recensite nei due anni passati: come testimonianza della validità dell’iniziativa - non come “successo editoriale” ma nella sua valenza umana e di sostegno a una cultura della pace.


Carissimi autori,

che ogni anno partecipate numerosi e sempre più creativi al nostro Premio Letterario Internazionale in lingua italiana “ Una Favola per la Pace” – Città di Lugo, con la presente ho il piacere di informarVi che l’Associazione Kurda ha scelto nr. 10 favole fra tutte quelle che hanno partecipato alle edizioni 2004 e 2005 (nr. 5 del premio speciale giovani e nr. 5 fra il premio adulti ).

Le favole che sono state scelte verranno tradotte in lingua kurda e saranno al centro delle manifestazioni previste per il prossimo 17 Marzo 2006 nella città di Halabija nel Kurdistan Irakeno.

Questa cittadina nel 1988 conobbe la notte più buia della sua storia e vide, in violazione a tutti i trattati internazionali esistenti, ben 5.000 cittadini uccisi nel sonno con i gas nervini ad opera di Saddam Hussein.

Il Sindaco di Hiroshima e rappresentanti di IPB-Italia saranno al fianco del Sindaco di Halabija, Jamil A. Mhamad per commemorare quella giornata.

Abbiamo pensato di portare dall’Italia in dono le vostre favole perchè essere rappresentano “lucine di speranza” sugli orrori del mondo.

Ci ricorre l’obbligo di un ringraziamento profondo a voi tutti che con le vostre opere consentite a noi di essere i vostri messaggeri di pace nel mondo.

Fulgida Barattoni

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