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Il servizio sul Kurdistan di RaiNews24

17 aprile 2006 Pubblicato da roberto

Ricevo e segnalo a tutti: RAINEWS24 manderà  in onda a partire dal 18 aprile il servizio sul Kurdistan girato da Flaviano Masella durante la nostra trasferta in Iraq del mese scorso.
RAINEWS24 si riceve via satellite o via TV digitale terrestre, i servizi fino alle 8 del mattino sono trasmessi anche su RAITRE in chiaro.

Orari del servizio:

18/4: 1,47 - 6,17 (anche RAITRE) - 12,17.
19/4: 8,47 - 13,17
20/4: 8,17 - 17,47
21/4: 4,47 (anche RAITRE) - 11,47
22/4: 15,47 - 21,47

Buona visione!

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Halabja, una Hiroshima del Kurdistan dimenticata del mondo

27 marzo 2006 Pubblicato da roberto

di Shorsh Surme*
* giornalista curdo-iracheno

Volentieri pubblichiamo questo testo, che è in parte la trascrizione di quanto nel video cortometraggio è stato descritto riguardo la strage nella cittadina di Halabija.
Il video che è stato consegnato nelle mani del Sindaco di Halabija, al ministro dell’Università e alla biblioteca dell’Università di Suleymanya, è stato doppiato da una versione inizialmente in italiano che era stata prodotta per la mostra multimediale itinerante “La lunga ombra del sole di Hiroshima”. E’ importante e significativo questo intreccio tra le vicende drammatiche di Hiroshima, Nagasaki e Halabija, protagonisti ed epoche possono variare, ma gli effetti rimangono sempre gli stessi…

La popolazione curda oggi celebra il diciottesimo anniversario dal bombardamento con armi chimiche sulla città di Halabja, nel Kurdistan dell’Iraq, da parte del regime di Saddam. I morti furono 5000 mila e i feriti più di 100.000. Molti di questi sono stati abbattuti come animali dalle squadre di morte capeggiate dal criminale Ali “il chimico” cugino di Saddam per nascondere ogni traccia di questo massacro.

Il 16 marzo 1988 era un pomeriggio di primavera, la cittadina era quasi interamente coperta dal verde, quando i bombardieri iracheni invadono il cielo di Halabja, città di 70.000 abitanti della provincia di Suleymania nel Kurdistan iracheno, a pochi chilometri dalla frontiera iraniana.

Il giorno precedente, la città era caduta nelle mani dei partigiani
dell’Unione patriottica del Kurdistan (Upk) di Jalal Talabani. Abituata alle alterne offensive e controffensive nel conflitto Iraq-Iran che devastavano la regione dal settembre del 1980, la popolazione crede sulle prime che si tratti di una classica operazione di rappresaglia. Chi fa in tempo si mette al riparo in rifugi di fortuna. Gli altri sono sorpresi da bombe chimiche che, a ondate successive, Mirage e Mig iracheni gli rovesceranno addosso.

Un odore nauseante di mele imputridite riempie Halabja. Al calar della notte, le incursioni aeree cessano e comincia a piovere. Poiché le truppe irachene hanno distrutto la centrale elettrica, gli abitanti partono alla ricerca dei loro morti nel fango, alla luce delle torce. L’indomani, si trovano di fronte a uno spettacolo spaventoso: strade lastricate di cadaveri, persone sorprese dalla morte chimica nei loro gesti quotidiani: bambini tenuti per mano dal padre, neonati ancora attaccati al seno materno, gli anziani che cercavano di passare una giornata serena e i malati che speravano di guarire. In poche ore si sono avuti 5.000 morti di cui 3.200 verranno tumulati in una fossa comune perché nessuno ha potuto reclamarli: i familiari erano tutti morti.

Le immagini di questo massacro fanno il giro del mondo grazie a corrispondenti di guerra iraniani e la stampa internazionale che si reca sul posto e dà un certo spazio a questo avvenimento senza precedenti. Il fatto è che l’uso di armi chimiche è formalmente proibito dalla convenzione di Ginevra. Dal 1925 soltanto l’Italia di Mussolini ha infranto questo divieto nella guerra d’Abissinia. Ma stavolta è contro il suo stesso popolo che uno stato usa i gas chimici. Allora l’Occidente - che considerava Saddam un’alleato, ma soprattutto il paladino della libertà contro l’espansionismo Khomaynista nel Golfo Persico - si limitò a una timida protesta senza una condanna esplicita contro il regime dittatoriale iracheno.

La città di Halabja vive ancora con i terribili ricordi di quella tragedia, nel territorio della città non cresce più un filo di erba, le donne che erano state colpite con il gas non riescono avere più i figli e se possono averne nascono deformati. Ora, la speranza di migliaia dei parenti delle vittime di quella tragedia in particolare e del popolo curdo in generale è che i responsabili che per fortuna sono già dietro le sbarre possono essere processati e giudicati al più presto possibile per crimini che hanno commesso contro la popolazione civile.

E non dimentichiamo anche i mercanti di morte che hanno collaborato col regime per realizzare questa arma micidiale. Infatti, due mesi fa è stato condannato Frans van Anraat un Olandese di 65 anni, che la magistratura olandese ha definito come “uno dei più importanti intermediari del traffico d’armi e materiale bellico del Medio Oriente”. Van Anraat si era trasferito in Iraq dopo la prima guerra del Golfo dove, sempre secondo i magistrati olandesi, avrebbe svolto il ruolo di consulente per lo sviluppo delle armi chimiche del regime di Saddam. E’ stato riconosciuto colpevole di complicità in crimini di guerra ed è stato condannato dal tribunale dell’Aja a 15 anni di prigione.

Nota: Dalla redazione di www.panoramakurdo.it

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Missione dei “Mayors for Peace” nel Kurdistan: rassegna stampa

26 marzo 2006 Pubblicato da roberto

Link a vari articoli di testate online.

Buona lettura!

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Conclusa la missione di pace nel Kurdistan iracheno

25 marzo 2006 Pubblicato da roberto

Col rientro della delegazione dei Sindaci per la pace, venerdì 24 marzo a Forlì, si è conclusa la missione che ha tenuti impegnati per una decina di giorni i membri di IPB-Italia e i Sindaci e rappresentanti aderenti alla Campagna Mayors for Peace invitati dal sindaco di Halabija per le celebrazioni del 16 marzo, anniversario dei bombardamenti della cittadina curda ad opera di Saddam Hussein nel 1988.

E’ rientrata in Italia la delegazione dei Mayors for Peace italiani, 13 eroi che nel clima teso della situazione medioorientale di questi giorni hanno ugualmente voluto attivarsi in una missione di pace che ha dato importanti risultati concreti.
Siamo stati portatori di gesti che non si sono esauriti nella solidarieta’ verbale, ma che hanno gettato le basi per una collaborazione efficace tra le nostre e le loro municipalita’.
Abbiamo incontrato rappresentanti della societa’ curda e delle istituzioni ai massimi livelli.
Con la moglie del Presidente iracheno Talabani si sono definiti degli accordi per l’aiuto umanitario e di possibile cura delle vittime “di seconda generazione” della strage di Halabija, quelle che hanno subito i tremendi effetti genetici delle sostanze chimiche che nel 1988 hanno investito i propri genitori.
Con il Presidente del Parlamento curdo abbiamo stipulato un documento di intesa per un impegno delle nostre istituzioni nella messa al bando delle armi chimiche; sono gia’ in corso di svolgimento le procedure di appuntamento che porteranno al Quirinale i membri della delegazione e che consegneranno il documento nelle mani del Presidente della Repubblica Ciampi.
Abbiamo saputo dimostrare che al di la’ dei pregiudizi, delle difficolta’ linguistiche, delle differenti fedi, la convivenza pacifica tra i popoli rimane possibile.

Leggi i vari comunicati stampa per avere la cronologia degli avvenimenti:

Nota: Esplora i link della Rassegna stampa e una selezione tra tutte le immagini scattate.

Videoclip correlati (link creati a posteriori):

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Verso il rientro, e con risultati positivi, la delegazione dei sindaci nel Kurdistan

23 marzo 2006 Pubblicato da roberto

E finalmente sembra che sia arrivato il momento di partire!
Mai dare date precise, tutto e’ in forse come tante cose quaggiu’, bisogna un po’ vivere alla giornata in un Paese che, pur con la regione curda in assoluta autonomia e quindi slegata dalle vicende della guerra e dell’occupazione statunitense, subisce tuttavia gli echi e i timori di quanto accade poco piu’ a sud. E questo e’ quanto e’ successo: l’aereo che gia’ il 21 avrebbe dovuto riconsegnarci all’Europa, all’aeroporto di Erbil non e’ neanche mai atterrato: spazi chiusi, ufficialmente per il capodanno curdo, in verita’ per il timore di attentati nella coincidenza delle due date - il Newroz, appunto, con le ipotesi di azioni da parte dei gruppi sciiti in verita’ assai in minoranza qua, e l’anniversario dell’arrivo degli Yankee in Iraq; oltre alle incognite della situazione internazionale dovute all’inasprirsi della crisi sul nucleare in Iran.
Poi l’attentato c’e’ stato, non nel Kurdistan pero’ e non su un volo; ma ugualmente ha acceso anche qua qualche timore.

Quale il risultato della mission? Sotto tutti gli aspetti direi positivo.
Eravamo partiti come delegazione di sindaci, quello di Marzabotto in testa visto il gia’ esistente gemellaggio tra la citta’ e Halabija il cui frutto e’ da qualche anno stato concretizzato dalla costruzione di una scuola, e assieme all’IPB-Italia, l’ufficio italiano dell’International Peace Bureau che ha promosso nel nostro Paese la Campagna Mayors for Peace, ha svolto importanti momenti di contatto ad alto livello: con sindaci delle citta’, con ministri del governo autonomo, con la moglie del Presidente iracheno Talabani con la quale si sono definiti degli accordi per l’aiuto umanitario e di possibile cura delle vittime “di seconda generazione” della strage di Halabija: quelle che hanno subito i tremendi effetti genetici delle sostanze chimiche che nel 1988 hanno investito i propri genitori.
Luciano Scambiato del gruppo “Students” di IPB-Italia ha svolto proficui momenti di contatto con studenti di Halabija e dell’universita’ di Suleymanya.
Nel palazzo del Parlamento curdo si e’ arrivati alla firma di una dichiarazione congiunta di impegno sulla messa al bando delle armi chimiche in tutto il mondo, documento che verra’ presentato al Presidente della Repubblica Ciampi, alle Nazioni Unite e ad altri.
In piu’ il contatto con la gente, e qui soprattutto due persone tra noi hanno avuto il merito di avere diffuso, con la propria grande umanita’, la consapevolezza che neanche le incomprensioni nella lingua sono un ostacolo nell’accettazione spontanea delle persone: Fulgida Barattoni la presidente dell’IPB-Italia, con la sua spontaneita’ verso i bambini a cui ha gonfiato innumerevoli palloncini e offerto sorrisi e abbracci, e Andrea Misuri delegato del rappresentante del sindaco di Firenze Domenici, che si puo’ ben dire abbia importato nel Kurdistan la tipica gestualita’ e comicita’ toscana. Ma con il contorno di tutti i membri della squadra, ciascuno di noi aveva compiti che sono stati svolti con entusiasmo e grande professionalita’.

Adesso il rientro. Se tutto va bene saremo a Francoforte alle 18 ora dell’Europa centrale. Poi un volo per l’Italia, probabilmente domani la mission tocchera’ di nuovo il suolo italiano.
Nel sito associativo www.ipb-italia.org saranno a breve pubblicati i vari comunicati stampa che via via erano stati diramati nel corso delle giornate. Ma il lavoro proseguira’, la mission e’ stata soltanto l’inizio, un momento di acquisizione della realta’ di un popolo con cui abbiamo voluto condividere momenti di impegno e di intensa commozione, e momenti di gioia spontanea. Una mission diplomatica pero’ fatta di persone, che ha voluto incontrare altre persone.

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