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Peace is in our hands

30 novembre 2009 Pubblicato da roberto

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Ecco una bella notizia. A Mazzarino, città già da tempo inserita nel circuito internazionale dei “Mayors for Peace” e quindi impegnata, assieme a tante altre, nella promozione di progetti culturali di pace, s’è tenuta, nei giorni 26 e 27 novembre scorsi, un’importante conferenza. E arricchita dalla presenza di rappresentanti istituzionali provenienti anche da regioni mediorientali di solito pensate, dai media e dall’opinione comune, terreni esplosivi di destabilizzazione mondiale.

Riportiamo qui sotto il testo dell’introduzione al programma della conferenza; a breve arriveranno aggiornamenti dalla stampa.

Sessantaquattro anni dopo lo scoppio della prima bomba atomica sulla città di Hiroshima gli arsenali nucleari continuano a minacciare il globo terrestre.
Abbiamo la possibilità di scegliere tra accettare che le nazioni investano in armamenti nucleari e chimici le risorse che non destinano alla sopravvivenza delle popolazioni più deboli , o invece cercare di indirizzare i governanti verso la completa abolizione dei suddetti armamenti.
Un segno di inversione di marcia internazionale si è vista nel 2009, con l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace al Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, per il suo impegno verso una riduzione e abolizione degli armamenti.
Partendo da questa considerazione Peace is in our hands, nell’antica cittadina di Mazzarino, ha istituito una tavola rotonda in cui i Sindaci - espressione primaria ed immediata della Società Civile - si confronteranno su questa tematica attuale e di rilevanza internazionale: l’abolizione delle armi di distruzione di massa.
L’International Peace Bureau, Premio Nobel per la Pace nel 1910, modererà l’intervento delle delegazioni provenienti da diversi Paesi del continente.
Sono state confermate le presenze fondamentali di altre associazioni ed organizzazioni come “Mayors for Peace”, “I bambini del mondo” Onlus, il premio Nobel per la Pace nel 1985 IPPNW (International Physicians for the Prevention of Nuclear War).
Inoltre, sono previsti importanti incontri con le maestranze locali, ConfCommercio, ConfIndustria e ConfArtigianato: da “Peace is in our hands” possono nascere sinergie e futuri rapporti di collaborazioni tra le diverse comunità intervenute, sempre nell’ottica di favorire, con interventi mirati, le condizioni di pacificazioni che scaturiscono dal ristabilimento delle condizioni di intimo e personale benessere delle popolazioni.

Sì; la pace è - o potrebbe essere - nelle nostre mani. Con l’impegno e la volontà concreta di lavorarci, tutti assieme.

Per approfondire:

In English:

Dal sito del Comune di Mazzarino (link e comunicati stampa):

Rassegna stampa online:

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Nobel e Alter-Nobel

16 ottobre 2009 Pubblicato da roberto

Da più parti arrivano pareri discordanti sull’assegnazione a Barack Obama del Premio Nobel per la pace di quest’anno.

I più indicano l’evento - che comunque è gestito a insindacabile giudizio dal Comitato di cinque membri eletti dal Parlamento norvegese come deciso dalle ultime volontà di Alfred Nobel - come un “premio alle intenzioni”, un attestato di buona volontà o alla “pace preventiva”; mentre da qualcuno arrivano anche decise note di disappunto (vedi ad esempio il documento redatto dall’IPB di Ginevra).

I meriti dell’attuale Presidente USA sono noti anche se la breve storia finora maturata del suo mandato non ha ancora mostrato (anche per l’inerzia sempre presente nell’attuazione di impegni di grande portata a livello planetario) precisi segni di cambiamento nelle attuali situazioni di conflitto o di disagio nelle tante aree del mondo dove è necessario intervenire. La sua determinazione nell’abolizione completa degli armamenti nucleari, concettualmente apprezzabile e motivo della decisione di Oslo, è poi contrapposta, nel pensiero di critici e commentatori, al potere costante dell’industria bellica e alle lobbies che pure col nucleare ci lucrano. A questo punto, il tempo ci dirà se la decisione del Comitato norvegese sarà stata giusta oppure no.

Ma non solo il Nobel premia gli “operatori di pace” o chi si adopera per risolvere i problemi del mondo; e oltre al già noto Sean MacBride Peace Prize su cui diverse volte ci siamo soffermati, di un altro illustre riconoscimento diamo adesso notizia, il Right Livelihood Award, da più parti definito come una sorta di Premio Nobel alternativo, ideato dall’omonima Fondazione nata in Svezia nel 1980 e assegnato annualmente a coloro che offrono “risposte pratiche ed esemplari alle più urgenti sfide che ci investono al giorno d’oggi”.

Ogni anno una cerimonia al Parlamento svedese premia usualmente quattro candidati. A uno di essi viene assegnato un Honorary Award mentre agli altri tre viene anche corrisposta una somma complessiva di 150.000 Euro. Si tratta quindi di un riconoscimento di portata “monetaria” assai inferiore rispetto al Nobel ma ciò non sminuisce affatto la sua importanza. Esso è stato definito come il “primo riconoscimento al mondo al coraggio personale e alla trasformazione sociale”, e chi lo riceve acquisisce conseguentemente un’attenzione internazionale che altrimenti non arriverebbe ad ottenere.

I quattro assegnatari del Premio di quest’anno sono stati rispettivamente:

David Suzuki (Canada) per la sua vita spesa nella difesa dell’uso socialmente responsabile della scienza, e per il suo forte contributo nella sensibilizzazione delle persone sui pericoli del cambiamento climatico e la creazione di un sostegno pubblico alle politiche relative;

René Ngongo (Repubblica Democratica del Congo) per il suo coraggio nell’affrontare le forze che stanno distruggendo le foreste pluviali del Congo e la creazione di un sostegno politico per la loro conservazione e l’uso sostenibile;

Alyn Ware (Nuova Zelanda) per il suo impegno efficace e creativo in iniziative svolte da più di due decenni di educazione alla pace nello sforzo di liberare il mondo dalle armi nucleari;

Catherine Hamlin (Etiopia) per i suoi cinquant’anni dedicati al trattamento delle pazienti affette da fistola ostetrica, rioffrendo così salute, speranza e dignità a migliaia tra le donne più povere dell’Africa.


Anche da IPB-Italia arriva il messaggio di congratulazioni per Alyn Ware: membro dell’International Peace Bureau, è ben conosciuto anche personalmente avendo egli partecipato in diverse occasioni ad eventi anche nel nostro Paese. Alyn è conosciuto da tempo per le iniziative a favore del disarmo, soprattutto come coordinatore del PNND, Parliamentarians for Nuclear Non-proliferation and Disarmament”, associazione dei Parlamentari per il disarmo e la non proliferazione nucleare, di cui anche in Italia sono presenti alcuni membri.

Cosa dire a conclusione di questa carrellata di notizie? Sicuramente, sono “good news” che tra i media italiani difficilmente compariranno. E se ciò può dare un po’ di sconforto nel riflettere quanto scarsa sia la percezione culturale di simili eventi nel nostro Paese, rende però un po’ meno pessimisti sul futuro della nostra insicura umanità.

Allunghiamo lo sguardo ad una visione globale del mondo, delle sue necessità e delle sue aspettative. Sicuramente guariremmo da tanti mali, e da una visione distorta della realtà che ci rende spesso inerti e forse incapaci di capire che se sono tanti i problemi nel mondo, altrettanti sono gli sbocchi che anche la nostra opera potrebbe incanalare. Gli esempi di good fellows, come s’è visto, non mancano.

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A Erbil (Iraq) il Sinodo della Chiesa Caldea

28 aprile 2009 Pubblicato da roberto

Inizia oggi a Erbil, nel nord dell’Iraq, il Sinodo della Chiesa Caldea. La giornata di oggi sarà vissuta nella preghiera, nella meditazione, nell’incontro.

Seguiranno alcuni giorni di lavoro, di discussione e confronto, in un momento non facile nè per la Chiesa nè per la società e tutta la gente che vive in Iraq: ne “L’opinione di” di Mosaico di pace, Renato Sacco (che più volte si è recato in Iraq) ci invita a unirci alla preghiera per questo vissuto in un clima di guerra e di morti innocenti.

Per leggere l’articolo intero:
http://www.peacelink.it/mosaico/a/29358.html

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La lunga ombra del sole di Hiroshima

17 aprile 2009 Pubblicato da roberto

Dopo un periodo di stasi, nel mese di dicembre 2008 la mostra itinerante fotografica e multimediale è sbarcata in Sicilia! Dal Comune di Agrigento riprende il suo percorso che la vedrà toccare, nello spazio di due anni, numerose località dell’isola.

Qui di seguito un breve aggiornamento alla data dell’articolo.

La mostra e’ giá stata ospitata in diversi Comuni della provincia di Agrigento. Il 1 Maggio sara’ a Raffadali . Seguiranno Realmonte, Siculiana, Sciacca e Palma di Montechiaro. Nel mese di giugno sara’ nella provincia di Caltanissetta e, via via, nelle altre province.

Pubblicheremo quanto prima un calendario completo del percorso.

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Armi nucleari. Fatti certi e miti da sfatare.

21 marzo 2009 Pubblicato da roberto

Dieci fatti certi sulle armi nucleari

  1. Ci sono ancora 26000 testate nucleari nel mondo, abbastanza da distruggere la civiltà più volte e distruggere la maggior parte della vita sulla terra. Le armi nucleari rendono l’umanità una specie a rischio.
  2. Più del 95% di tutte le armi nucleari sono negli arsenali negli USA e in Russia.
  3. L’arma nucleare media negli arsenali USA è approssimativamente 8 volte più potente della bomba nucleare che distrusse Hiroshima, uccidendo subito circa 90000 persone.
  4. Attualmente ci sono nove paesi che hanno armi nucleari (US, Russia, UK, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord).
  5. Nel 1970 il trattato di Non Proliferazione, ratificato da quasi tutti i paesi del mondo, richiede agli stati nucleari di intraprendere negoziati di disarmo nucleare in buona fede.
  6. Gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato Anti Missili Balistici nel 2002 per perseguire il riarmo con missili per la difesa e lo spazio. Il ritiro degli US dal trattato ha fatto sì che sia la Russia sia la Cina incrementassero le loro capacità nucleari.
  7. Ci sono fino a 2000000 chilogrammi di uranio altamente arricchito (HEU) in depositi globali, e per un’arma nucleare ne servono solo 15-24 chilogrammi. Ci sono 28 paesi che hanno abbastanza HEU per una bomba e 12 paesi che ne hanno per almeno 20 bombe.
  8. Il plutonio creato nei reattori nucleari è un altra fonte di materiale per le bombe. Servono solo 5 chilogrammi di plutonio per creare un’arma nucleare. Ci sono ora circa 500000 chilogrammi di plutonio separato in depositi globali. I depositi di plutonio continuano ad aumentare per via del ritrattamento dei combustibili “esauriti” civili.
  9. La Revisione della Posizione Nucleare del 2001 si occupa di sviluppare piani contingenti per l’uso di armi nucleari contro sette paesi: Iraq, Iran, Siria, Libia, Corea del Nord, Russia e Cina.
  10. Il Trattato sulle Riduzioni dell’Offensiva Strategica (SORT) fra US e Russia chiede ai due paesi di ridurre le loro testate strategiche utilizzate fra 1700 e 2200 entro il 31 dicembre 2012. In tale data il trattato termina e ognuna delle due parti può riutilizzare tutte le testate nucleari che vuole. Molte delle testate nucleari disattivate non sono state smantellate, ma messe in magazzino, dove potrebbero essere rubate da criminali o gruppi terroristici.

Dieci “miti” da sfatare riguardo le armi nucleari

  1. Le armi nucleari si sono rese necessarie per sconfiggere il Giappone nella Seconda Guerra Mondiale. Questa non è l’opinione di molte figure militari che hanno guidato gli USA durante la guerra. Il Generale Dwight Eisenhower, Comandante Supremo degli Alleati in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale poi presidente USA scrisse, “Pensavo che il nostro paese dovesse evitare di scioccare l’opinione pubblica mondiale usando un’arma il cui impiego, pensavo, non era più imperativo come misura per salvare vite Americane. Credevo che il Giappone, in quel preciso momento, cercasse un modo per arrendersi con la minima perdita di immagine…”
  2. Le armi nucleari hanno evitato una Guerra fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Ci sono stati molti conflitti mortali e guerre “delega” portate avanti dalle superpotenze in Asia, Africa e America Latina. La guerra del Vietnam, che è costata molti milioni di vite, ne è un esempio eminente. Queste guerre hanno reso la supposta pace nucleare sanguinaria e mortale.
  3. Le minacce nucleari sono scomparse dopo la fine della Guerra Fredda. Nel periodo successivo alla Guerra Fredda, una serie di nuove minacce nucleari è emersa. Fra queste i seguenti pericoli:
    Più possibilità che le armi nucleari cadano nelle mani di terroristi intenzionati ad usarle;
    Politiche dei governi US per rendere le armi nucleari più piccole e più utilizzabili; Uso di armi nucleari per errore in particolare a causa delle decadenti infrastrutture Russe; e
    Diffusione di armi nucleari in altri stati che potrebbero considerarle un “equalizzatore” contro uno stato più potente.
  4. Gli Stati Uniti hanno bisogno di armi nucleari per la propria sicurezza nazionale. La sicurezza nazionale USA sarebbe molto migliore se gli Usa avessero un ruolo guida nell’eliminazione delle armi nucleari nel mondo. Le armi nucleari sono le uniche armi che potrebbero veramente distruggere gli Stati Uniti, e la loro esistenza e proliferazione minacciano la sicurezza USA.
  5. Le armi nucleari rendono le nazioni più sicure. Minacciando la rappresaglia di massa, la tesi è che le armi nucleari prevengano un aggressore dall’iniziare una guerra. Ci sono molti modi, però, in cui il deterrente può fallire, comprese le incomprensioni, una errata comunicazione, leader irrazionali, errori di calcolo e incidenti.
  6. Nessun leader è così pazzo da usare veramente le armi nucleari. I leader USA, considerati da alcuni altamente razionali, hanno usato le armi nucleari in guerra, contro Hiroshima e Nagasaki. Minacce di attacchi nucleari dall’India e dal Pakistan sono un esempio di limite che potrebbe portare alla guerra nucleare. Globalmente e storicamente, i leader hanno fatto del loro meglio per dimostrare che userebbero le armi nucleari.
  7. Le armi nucleari sono un metodo di difesa con costi efficienti. Il costo della ricerca, sviluppo e mantenimento delle armi nucleari USA ha superato i 7,5 miliardi di dollari.
  8. Le armi nucleari sono ben protette e ci sono poche possibilità che un terrorista possa metterci le mani sopra. Nel periodo successivo alla guerra fredda, la capacità dei russi di proteggere le forze nucleari è diminuita drasticamente. Per di più, un colpo di stato in un paese con armi nucleari, come il Pakistan, potrebbe portare a un governo che vuole fornire armi nucleari ai terroristi.
  9. Gli Stati Uniti stanno lavorando per adempiere ai propri obblighi di disarmo. Per 4 decenni gli Stati Uniti si sono rivelati inadempienti ai loro obblighi secondo l’articolo VI del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che prevedeva negoziati in buona fede per raggiungere il disarmo nucleare. Gli Stati Uniti non hanno ratificato il Trattato di Interdizione dei Test e si sono ritirati dal Trattato Anti Missici Balistici.
  10. Le armi nucleari sono necessarie per lottare contro la minaccia del terrorismo e degli “stati rossi”. La minaccia della forza nucleare non può agire come deterrente contro i terroristi perché questi non hanno un territorio su cui rivalersi. Se i leader di uno stato rosso non usano il calcolo razionale riguardo alle proprie perdite in caso di rivalsa, il deterrente fallirebbe.

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