Progetto Iraq - IPB-ITALIA - Associazione per la pace, il disarmo, la soluzione nonviolenta dei conflitti

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Istituzioni Locali e Associazioni di Pace in missione in Iraq

14 marzo 2008 Pubblicato da roberto

Nell’Estate del 2006, nel corso di quattro giorni nell’Isola di Pianosa, venne organizzato un tavolo di discussione e progettazione tra delegazioni di Istituzioni e Associazioni Italiane e rappresentanti Iracheni per la definizione delle priorità di intervento e di cooperazione in favore della ricostruzione dell’Iraq nel dopoguerra. L’incontro portò al c.d. “Documento di Pianosa” articolato in cinque punti di intervento (1. Soluzione del conflitto ed Educazione alla Pace, 2. Cooperazione per la salute e servizi socio-sanitari, 3. Politiche per la legalità e la democrazia, 4. Politiche riguardanti la condizione femminile e le pari opportunità, 5. Politiche per lo sviluppo economico) che ha condotto alla definizione di svariati progetti in materia sanitaria, curati dal Ministero della Sanità e dall’Ospedale Pediatrico Mayer di Firenze, e in materia di sicurezza.
In rispetto del “promuovere un cambiamento culturale rivolto alla convivenza pacifica (…) avviare intensi rapporti con le istituzioni (…) allo scopo di facilitare le relazioni fra le diverse etnie anche realizzando eventi d’incontro.” previsto dal punto 1 del documento di Pianosa una delegazione Italiana mista di Rappresentanti delle Amministrazioni locali e delle Associazioni di pace parteciperà al convegno internazionale “Dal Genocidio alla cultura di Pace” previsto per i giorni 16,17,18 marzo 2008 nella città di Sulemanya con interventi mirati al superamento del conflitto inter-etnico e alle strategie di peace-keeping.

Saranno così in Iraq: Fulgida Barattoni, membro del Board di IPB di Ginevra e past President di IPB-Italia, Alberto Barbero, vicepresidente di AssoKipling e Membro del Comitato scientifico di IPB-Italia, Pol Dhuyvetter, funzionario della campagna “Vision 2020” di Mayors for Peace, Eleonora Mappa, Associazioni di Volontariato di Campi Bisenzio, Dante Marchionni, Assessore alle politiche di Pace del Comune di Campi Bisenzio in rappresentanza del Sindaco di Campi Bisenzio, Andrea Misuri, IPB-Italia, Jessica Scambiato, reporter, Attilio Sigona, in rappresentanza del Sindaco di Pozzallo.
La delegazione sarà accompagnata da Gulala Salih, Responsabile di IPB-Italia per i rapporti con l’Iraq e il medio oriente e Nadim Rashid Rapresentante della Comunità Kurda In Italia , che dall’Italia hanno coordinato i contatti con l’Iraq e hanno reso possibile questo importante evento.

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Prohibited weapons cresis in Fallujah

14 marzo 2008 Pubblicato da roberto

On the anniversary of the first Fallujah bombardment of March-April 2004, Civil society organizations MHRI and CCERF with Fallujahs doctors has released the new report. The report reminds the world with hard facts about the use of internationally banned weapons that was used by U.S. forces against innocent civilians. A detailed description of consequent health problems on both children and women is included in the report.
The Office of the High Commissioner of Human Rights at the United Nations should do its responsibility towards what has been mentioned in the report. We here legally bound ourself to the at most facts mentioned in the report and state our readiness to prove every single factual element with documented evidences.

11th March 2008

Conservation Center of Environmental & Reserves in Fallujah - CCERF
www.ccerf.splinder.com
Monitoring net of Human Rights in Iraq - MHRI
www.mhrinet.splinder.com

Muhamad Al-Darraji

Director of MHRI
President of CCERF

muhamad.tareq@gmail.com
monitornet@gmail.com
fallujah.ccerf@gmail.com

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La torre senza scale

7 dicembre 2007 Pubblicato da roberto

mayors-erbil-e-halabja.jpgdi Andrea Misuri. Parlando con i sindaci di Erbil e Halabja.

Salar Khudur Hussain è presidente del consiglio comunale di Erbil e docente di Tecnologia all’Università. L’accompagno a cercare dei regali per i quattro figli dei quali mi parla fiero. Il viso ovale, i piccoli baffi brizzolati, Salar comunica con gli occhi un’istintiva simpatia che trasmette all’intorno e un’attenzione speciale a ciascun interlocutore. Nella difficoltà della traduzione, un’espressione dello sguardo aiuta a sostituire la parola mancante.
Khedr Kareem è sindaco della città martire di Halabja. Completo blu e camicia bianca, la cravatta con i gigli di Firenze dalle tonalità oro e azzurre, ricordo della visita di un anno fa. “La Nazione”, il quotidiano della città, lo descrive: “La sua voce è ferma. I suoi grandi occhi neri sono tristi”. E’ il resoconto della conferenza stampa a chiusura del convegno voluto dal vice presidente di Mayors for Peace e sindaco di Firenze Leonardo Domenici, che ha visto tanti sindaci riuniti nel Salone dei Cinquecento. Sotto i pannelli dipinti da Vasari e circondati dai grandi affreschi che descrivono le battaglie e i successi militari di Firenze su Pisa e Siena, i sindaci di MfP hanno discusso e approvato l’appello per l’eliminazione delle armi nucleari. La “testimonianza” di Kareem fa male, penetra come una lama nell’attenzione dei presenti, messaggio di dolore per la sofferenza degli abitanti di Halabja e, con loro, di un intero popolo.
Salar e Khedr hanno davvero nella vivacità degli occhi, nella loro capacità comunicativa, un punto che li accomuna fortemente.
Con loro ho parlato a lungo tra un incontro e l’altro, nei tre giorni d’intensi contatti e colloqui che hanno avuto in città, a margine del convegno. Di quel 16 marzo 1988. Gli aerei che arrivano sopra Halabja distribuiscono la morte e sofferenze infinite ai superstiti. In seguito con la dinamite si fanno saltare gran parte degli edifici della città. Molti scappano in Iran. Il confine corre ad una manciata di chilometri, dietro la catena montuosa. A marzo c’è ancora la neve ad imbiancare i picchi. Sono trascorsi vent’anni, molti dei profughi non sono più rientrati.
Chi è rimasto, attende risposte forti a grandi problemi. Il terreno e le acque dell’intera provincia sono tutt’ora inquinati. Si scavano pozzi sempre più profondi, ma non è sufficiente. Per sopravvivere ci si affida a piccole attività commerciali.
E’ una realtà che ritroviamo in altre zone dell’Iraq, penso a Bassora. L’uso delle armi chimiche uccide lavori millenari legati al ciclo della terra e all’allevamento del bestiame. Halabja era conosciuta per i suoi pomodori, forse i migliori sui mercati dell’Iraq. Oggi quei pomodori hanno pochi compratori, troppa la paura del terreno contaminato.
Khedr Kareem spiega come la ricostruzione della città va avanti: “Si alzano nuovi edifici, si lavora alla realizzazione di una rete idrica. Si progettano strade e infrastrutture indispensabili come volano di un’economia ferma per troppo tempo. Il futuro è un bacino di raccolta delle acque che risolva definitivamente la carenza idrica della regione. Si lavora al progetto, e intanto si cerca di raggiungere il budget necessario per partire”.
Si parla del passato di Halabja e il discorso va a cadere, e non può essere diversamente, su Adela Khanm e Shamsa Khanm, donne che hanno governato con saggezza il Principato in epoche diverse, quando qui c’era l’Impero Ottomano e mussulmani, cristiani ed ebrei convivevano pacificamente. La conferma del ruolo che la donna ha da sempre nella società curda.
Un tempo, è vero, le donne ricevevano meno istruzione. Oggi, soprattutto nelle città, questo divario sta sparendo. Sono rimaste alcune attività lavorative prerogativa dei soli uomini, in particolare nell’edilizia. Le donne che intraprendono ingegneria sono soltanto il trenta per cento. Il processo è però in atto. Sono guidati da donne diversi Ministeri in Kurdistan e due anche a Baghdad. Va aggiunto che le donne sono ben presenti anche nella cultura. Proprio in questi giorni esce in Italia per Bompiani la trilogia di una scrittrice trentenne, Laleh Khadivi, sulla quale la casa editrice punta molto.

Erbil è città in rapida trasformazione. Ancora Salar: “C’è un master plan con progetti a fasi distribuite nel tempo, cinque, dieci, fino a trentacinque anni. E’ in atto un forte sviluppo nella lavorazione del ferro”.
Si costruiscono il Royal e l’Empire, hotel che mi appaiono, attraverso le foto sul suo pc, ultra moderni e accessoriatissimi, come gli hotel di Dubai o degli Emirati Arabi. Destinati ad una clientela d’affari e di turisti innamorati delle bellezze archeologiche che, sopravvissute alla follia della guerra, tra non molto saranno fruibili per gli appassionati.
I cantieri si stanno moltiplicando. Si lavora a grandi strade di comunicazione per superare il secolare isolamento del Paese.
La capitale si sta avviando ad un rapido sviluppo economico e ad una prossima esplosione demografica. I 980.000 abitanti del 2006, si prevede saranno 1.232.000 nel 2010, per arrivare a 2.500.000 nel 2030.
Con le slides scorrono veloci grafici, diagrammi e “torte” colorate. Puntini rossi, gialli, blu, verdi segnalano le trasformazioni del tessuto sociale. La situazione della città e i suoi dintorni, gli scenari futuribili, le politiche strategiche dello sviluppo urbano. Indagini socio-economiche, sulle strutture industriali e commerciali, sui servizi sanitari e di comunità ne fotografano il presente e il futuro.
Erbil, costruita intorno al suo millenario castello, diverrà presto patrimonio comune dell’umanità, quando si concluderà l’iter del progetto dell’Unesco. La cultura svolge qui un ruolo importante. Molte le sale per le conferenze, tre o quattro i teatri. Due sale cinematografiche proiettano film indiani, cinesi, giapponesi. Non mancano quelli americani ed europei. Arrivano anche film italiani, ma dei nostri attori, gli amici curdi ricordano soltanto i nomi di Sophia Loren e Claudia Cardinale.
All’Università ci sono due dipartimenti di lingua inglese ed uno di francese.
Non sorprende sapere che i sindaci conoscono alcune opere letterarie italiane. La vita di Galileo, Il Principe di Niccolò Machiavelli, La vita di Leonardo da Vinci e quella di Michelangelo.
Erbil ha vinto l’ultimo campionato di calcio iracheno. Quest’estate la vittoria dell’Iraq in Coppa d’Asia. Salar e Khedr non sono tifosi di calcio. “Lo è mio figlio” ricorda Salar. Concordano, però, nel rilevare come questo successo ha unito l’intero Paese. Aggiungono che molti sono gli sport praticati: tennis, basket, restling, pallavolo maschile e femminile. Fra i più diffusi, il gioco della dama ed un altro che mi ha ricordato quello delle tre carte, sostituite dai cappelli tipici curdi.
Tra le città del Kurdistan, Erbil è sicuramente quella più in bilico tra passato e presente. La relativa sicurezza di un territorio che attira investimenti occidentali, i proventi dell’estrazione del petrolio che cominciano a tornare nel Paese, il ruolo strategico di una regione che si trova a giocare un ruolo chiave nello scacchiere mediorientale, spingono a guardare in avanti, attenti comunque a tenere ben salda la memoria storica, che trapela, palpabile, ad ogni angolo, girando nella città vecchia.
C’è una storia curda che racconta del giovane Akhmad che rinchiuso in una torre senza scale e senza vie d’uscita, trova lo stratagemma per liberarsi. La scaltrezza del ragazzo, la sua capacità di risolvere l’intricata situazione, ben rappresenta la forza d’animo del popolo curdo. Se nel passato molte sono state le torri senza scale che i curdi hanno conosciuto, il presente indica una via d’uscita
che questo popolo sta già percorrendo.

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Nell’incontro conclusivo di Firenze il vivo apprezzamento all’IPB

26 novembre 2007 Pubblicato da roberto

Il particolare impegno dell’International Peace Bureau, nel supporto di adesione alla Campagna, non solo dei numerosi Comuni italiani ma anche di città “lontane” quali quelle dell’Iraq e dell’Iran, è stato ribadito dal consigliere Susanna Agostini, delegato del sindaco Domenici per i rapporti con la “Mayors for Peace”, all’apertura dei lavori della “tavola rotonda” che nel pomeriggio del 23 novembre ha concluso la “tre giorni” di Firenze dei Sindaci per la Pace (vedi comunicato stampa del Comune di Firenze).
E’ stato un incontro ristretto alle sole delegazioni rimaste, di Sindaci provenienti principalmente dal Kurdistan iracheno (Halabja, Erbil, Chamchamal e altre) in un incontro proficuo e amichevole, in cui si sono scambiate esperienze e intessuti o approfonditi rapporti già esistenti quali quelli scaturiti dalla Mission nel Kurdistan nella primavera dello scorso anno.

A margine dell’incontro sono stati presentati lavori e testimonianze. Il “diario di viaggio” Appunti da un viaggio in Kurdistan di Andrea Misuri e Eva, filmato realizzato da Omar Hamarash dell’associazione irachena “Peace Voice Center”. Quest’ultimo racconta il periodo dell’Anfal attraverso i ricordi di una sopravvissuta.

Nota: Comunicato stampa (23-11-2007) del Comune di Firenze
La torre senza scale - Parlando con i Sindaci di Erbil e Halabja
“Appunti da un viaggio in Kurdistan” - due incontri di presentazione (dall’archivio del sito)
Album fotografico degli eventi del 23
Rassegna Stampa / Press Release
Breve Video flash report dell’evento

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Cronache fantasma e avvenimenti nascosti ai più…

19 maggio 2007 Pubblicato da roberto

L’ottavo colore dell’arcobaleno è il nuovo reportage-racconto-riflessione di Andrea Misuri.

E’ una cronaca quasi “fantasma”, quella degli attentati di cui Andrea Misuri dà la notizia. Certo, con lo stillicidio continuo degli orrori dall’Iraq, chi vi farebbe caso? Eppure proprio questi hanno una valenza sinistra e particolare: sono i primi, dopo anni di tranquillità, che scuotono la regione autonoma del Kurdistan, faticosamente avviata in un processo di pace e modernizzazione senza precedenti nell’area mediorientale.
Ma anche i cenni di storia, e i dettagli che Andrea racconta sulla vita e le prospettive odierne della regione, son notizie pressocché inedite ai più. Chi sa ad esempio, che proprio nell’Iraq del nord - a Erbil capitale della regione - a giugno si terrà l’ItalianExpo 2007, la prima Fiera italiana in quest’area?

In questa pagina di analisi e di ricordi, tutto questo e tanto altro. Curiosità cronache e storia anche vissuta da noi protagonisti della passata “mission” dei Sindaci dell’anno scorso.
Tutto questo ci aiuti a riflettere, a penetrare con maggiore interesse nelle vicende di popoli di cui al massimo ci vengono mostrati cliché di vita assolutamente imperfetti nella molteplicità delle culture che arricchiscono il nostro piccolo grande pianeta. Sta a noi “scavare” in profondità e con senso critico, al di là degli “scoop” e delle immagini ad effetto che i media usualmente ci propongono.

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